LA ‘CLASSIFICAZIONE
DEI DISTURBI’
ovvero: le etichette che creano confusione
e sofferenza
Dobbiamo avvertire gli utenti che questo elenco è
provvisorio. Può darsi che nei prossimi giorni qualche scuola di psichiatria
scopra un nuovo disturbo (tipo: mania di esposizione al sole o ossessione da
monopattino) e che abbia pronta una spiegazione sulla sua origine e sulle
possibili cure (ovviamente a base di farmaci specifici). Per ora
accontentiamoci.
Sarebbe necessaria una breve premessa storica per
ricordare che il padre della moderna psichiatria, il buon vecchio Sigmund
Freud, aveva classificato i suoi pazienti facendo ampio riferimento all’importanza
che essi davano ad alcune parti del corpo e ai loro prodotti. Per essere
espliciti, potremmo dire che la merda e tutto quello
che la riguardava era presa come importante elemento di spiegazione
per spiegare le caratteristiche degli esseri umani (vedi le varie,
"ritenzione anale' , 'aggressività anale' , ecc.). Sembra che i suoi seguaci
contemporanei siano rimasti, più o meno nello stesso elemento.
La psichiatria attuale si serve di manuali e ‘strumenti
diagnostici’, in cui vengono elencate tutte le malattie che essi vanno
scoprendo di anno in anno. Insomma, hanno tutto ciò che gli permette di
classificare i loro ‘pazienti’, risparmiandosi l’ingiusta fatica di
analizzare singolarmente e in maniera approfondita i problemi di ogni essere
umano che incontrano nella loro attività professionale. E non sembra che le
costose parcelle che ci presentano siano sufficienti a scuoterli dalla loro
pigrizia. Forse, giustamente, cercano di evitarsi un eccessivo sforzo mentale
che potrebbe esporli a condizioni di stress.
Comunque, in generale, le ‘malattie’ che essi
diagnosticano sono le seguenti.
Anoressia,
quando qualcuno:
si mette troppo spesso a dieta
vomita il cibo ingerito volontariamente
vomita il cibo ingerito involontariamente
mangia solo cibi a bassissimo contenuto calorico
Resta in dubbio se debba essere considerato anoressico
se fa lo sciopero della fame pur non essendo iscritto al Partito Radicale
Bulimia,
quando qualcuno:
mangia troppo
mangia troppo e poi vomita involontariamente
mangia troppo e poi vomita volontariamente
mangia cibi ad alto contenuto calorico
Depressione,
quando qualcuno:
è triste
non ha voglia di fare niente
pensa troppo alla morte
si sente solo
si sente inutile
Disforia,
quando qualcuno:
è molto arrabbiato
Disordine
alimentare, quando qualcuno:
fa le cose di cui ai punti A e B
Disturbo
da Attacco di Panico, quando qualcuno:
prova attacchi d’ansia improvvisa in determinate
situazioni.
Questa nuova ‘malattia’ ha raggruppato le vecchie Agorafobia (paura dei
luoghi pubblici); Claustrofobia (paura dei luoghi
chiusi) ; Nevrosi d’allarme (stati d’ansia non legati a luoghi e
situazioni particolari) e tutte le altre paure che assalgono in maniera
apparentemente inspiegabile le persone in determinati momenti della loro
vita).
Euforia,
quando qualcuno :
è in preda ad iperattività
non dorme
fa troppo sesso
Se qualcuno ha stati d’animo che oscillano tra
depressione e euforia- disforia, gli viene diagnosticata la Depressione
Bipolare.
Se le persone vengono giudicate deliranti o con
comportamenti strani, gli viene diagnosticato un gruppo di malattie che vanno
dalla schizofrenia, alla paranoia,
alla psicosi ossessiva, e maniaco
depressiva.
Quando non si capisce bene se ‘siano veramente
deliranti’, la diagnosi, misteriosissima, è di Borderline
(ossia sulla linea di confine tra ‘normalità’ e ‘follia’).
Tutte queste etichette non hanno alcun valore
scientifico, si basano su osservazioni che cambiano da psichiatra a
psichiatra, alcune non vengono riconosciute da alcune ‘scuole di pensiero’,
e tutte vengono rimescolate, ogni tanto, e riordinate con criteri che
corrispondono soprattutto all’esigenza di poter commercializzare qualche
nuovo psicofarmaco assolutamente inutile.
Va ricordato che il problema fondamentale per chi viene etichettato,
è che da quel momento in poi smette di preoccuparsi dei fattori che sono all’origine
dei suoi problemi (ad es. una situazione familiare o affettiva difficile, un
lavoro frustrante ecc.) mentre la sua attenzione si sposta sul nome della ‘malattia’
scritta sull' etichetta che gli viene appiccicata addosso. Ansia, depressione, irritazione, rabbia,
divengono delle entità astratte da combattere senza tener conto dei fattori
che le scatenano e delle idee che le accompagnano. Il segnale emotivo di
qualcosa che non va e che dovrebbe essere un prezioso indicatore utile al
cambiamento, viene soffocato in continuazione con l’uso di droghe e altre
tecniche manipolative (queste ultime utilizzate soprattutto dagli psicoterapeuti
comportamentali). Ma come un fuoco spento male che riprende a bruciare alla prima
folata di ossigeno, appena finisce l’effetto delle droghe e
delle tecniche manipolative, ricompare violentemente lo stato di sofferenza
della persona così maldestramente ‘curata’.
La persona etichettata ha solo due alternative: o
passare il resto della sua vita a credersi malato di qualcosa che esiste solo
nella confusione pseudoscientifica degli psichiatri e psicologi che glie l’hanno
‘diagnosticata’, oppure interrompere ogni rapporto con l’ambiente
psichiatrico e cercare altre strade per il proprio benessere. Purtroppo una
buona percentuale delle persone etichettate viene spinta dalla disperazione e
decide di farla finita. Naturalmente il commento cinico della psichiatria
quando viene accusata dell’alto numero di suicidi dei pazienti è: "Ma
che vi aspettavate da un …….. ?" .
Al posto dei puntini potete
mettere tranquillamente una qualsiasi delle etichette di cui sopra.
Se volete avere, invece, una
ridefinizione più realistica e utile dei cosiddetti 'disturbi psichici' fate
clic QUI
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